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Il vertice aziendale, l’esempio trainante

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Il vertice aziendale, l’esempio trainante

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Vi è mai capitato di avere la fortuna di imbattervi in qualche imprenditore illuminato spesso atipico, con la scrivania disordinata dove (spesso) solo lui è in grado di trovare ciò che cerca? Sì? Allora siete stati fortunati

Questo è proprio uno dei casi di vertice aziendale dove veramente “l’abito non fa il monaco”: un eccesso di esteriorità spesso viene anche trasferita nell’operatività di tutti i giorni, finendo per concentrarsi su particolari di dettaglio anziché andare al sodo delle questioni.

Nelle diverse aziende che ho avuto il piacere di visitare, molto spesso dove la Direzione è occupata concretamente ad occuparsi dell’azienda, magari oltre ad aspetti puramente strategici su compiti maggiormente pratici, ecco che il clima aziendale ne assorbe l’entusiasmo, ovviamente in una forma mitigata, tuttavia in una forma sufficiente a motivare il personale a sentirsi “parte attiva”, e soprattutto a essere consapevole del proprio contributo al successo aziendale.

Utopia? Nelle imprese medio-piccole che, negli anni, hanno resistito alle “tempeste”, di solito questa è una realtà, più o meno evidente.

Dunque, qual è la “magia” che sostiene tutto questo?

Pur non essendoci una risposta univoca, poiché ogni azienda ha la propria specificità, quello che ho potuto appurare è la costante presenza, oltre del già citato clima, di un buon sistema di comunicazione, sia all’interno, sia all’esterno e, nondimeno, un contatto ove possibile diretto tra Direzione e funzioni di riferimento, prediligendo il contatto umano all’inoltro di email o messaggi.

In fondo, si fa anche un po’ di movimento, anziché passare 8 ore seduti a una scrivania.

Quindi, vertici aziendali, parlate ai Vs. collaboratori, sia nella buona, sia nella cattiva sorte, e il termine “collaboratore” non è a caso (dal latino “cum” – con e “laborator” – lavoratore), cioè persona che lavora insieme con Te, per uscire dalle vecchie logiche di contrapposizione tra dirigenti e classe operaia, ma considerando le risorse umane a disposizione come vero e proprio capitale aziendale, da far crescere in parallelo agli altri fattori di successo della propria impresa.

L’imprenditore deve dunque essere un modello da imitare, da parte del resto del personale, in modo che il suo modo di lavorare, orientato su obiettivi ambiziosi, sempre con un occhio al portafoglio, e con il giusto bilanciamento tra lavoro e vita privata, sia di stimolo per chi lavora nella sua azienda a ragionare come squadra e non come singoli, a vedere nel successo aziendale anche il proprio successo, ciascuno per il contributo che porta.

Sul come riuscirci si potrebbero scrivere interi libri, ma credo che, sicuramente, avere anche un sistema incentivante coinvolgente, che non si limiti alla “pacca sulle spalle” e a sentirsi dire “bravo, continua così”, sia fondamentale e questo sarà oggetto della prossima “puntata”.

Marco D’Elia