Una “pagina bianca” per distinguersi e creare valore.
Questa riflessione non vuole essere un trattato socio-filosofico, ma semplicemente una suggestione finalizzata a sottolineare quanto la superficialità sia il primo nemico degli imprenditori e dei manager.
La profondità di pensiero è l’elemento che può consentirci di diversificare il nostro prodotto, il nostro servizio e la nostra comunicazione al fine di farci scegliere dai nostri Clienti.
Il cliente sempre al primo posto
Quando analizziamo un processo, sia esso di marketing, di vendita o di produzione, è quanto mai opportuno andare in profondità su tutti gli aspetti, partendo sempre dal medesimo punto di partenza: il Cliente, il mercato.
La profilazione e lo studio del Cliente rimangono sempre il primo step, dev’essere un’attività ricorrente, poiché i profili cambiano nel tempo: un’analisi profonda fin dal primo passo ci consente di trovare le giuste sfumature dove andare a incidere con la comunicazione, con il prodotto o servizio, con la distribuzione; tutti item da analizzare in profondità a loro volta.
Poi, un percorso a ritroso su ogni processo per il singolo obiettivo
L’analisi profonda (il cosiddetto “drill down”) deve riguardare quindi ogni singolo processo che concorre all’obiettivo, partendo da quest’ultimo con un percorso a ritroso; dal mercato al prodotto/servizio.
Operando come sopra, possiamo individuare tra i vari processi più modi per distinguerci al fine di migliorare ogni componente finalizzata ai nostri obiettivi; talvolta, facendo i conti con i budget e i limiti della nostra capacità produttiva, gli elementi di distinzione possono basarsi esclusivamente su dettagli o su una comunicazione particolarmente efficace, oppure su una componente innovativa nella distribuzione.
Analizzare, un vero allenamento per migliorare le performance
L’allenamento ad analizzare e attuare servendosi del pensiero profondo in modo sistematico ci mette nelle condizioni di interpretare i segnali del mercato, anche quelli deboli, i più importanti, nonché di perseguire l’eccellenza e favorire un cambiamento che non sia per forza dettato da un ritardo nel capire le nuove esigenze dei Clienti e ci mette quindi nelle condizioni di non dover “inseguire”. Senza peccare di presunzione, possiamo dire che il cambiamento frutto della nostra profondità può talvolta influenzare il mercato stesso.
Tracciare altri sentieri è il primo passo per il cambiamento
Per sviluppare profondità di pensiero, purtroppo o per fortuna, non esistono scorciatoie, costa tempo e impegno, oltre alle competenze che consideriamo variabili indipendenti. È necessario cimentarsi ragionando possibilmente su una “pagina bianca”, senza utilizzare come base il sentiero che si sta già battendo; se facessimo questo, saremmo inevitabilmente portati a voler considerare giuste tutte le azioni riconducibili alla comfort zone dei processi in atto.
Leggere “oltre le righe”
Oltre a cimentarsi sistematicamente sul proprio terreno di gioco, un altro modo estremamente efficace e direi complementare per sviluppare profondità di pensiero, è la lettura, intesa nel senso tradizionale del termine. Non è importante l’argomento, purché vi sia l’approfondimento: da troppi anni il web e i social hanno nutrito la nostra superficialità con un volume di informazioni sommarie al punto da sviluppare in noi una sorta di sindrome di Dunning Kruger (avere accesso alla conoscenza equivale alla conoscenza). Pensiamo a volte di conoscere certi temi quando in realtà conosciamo “un titolo” o una data in cui si è verificato un evento; ecco, non è questa la lettura che ci può aprire la mente e dare profondità, ma lo è invece un saggio, un romanzo, un classico, una lettura divulgativa sull’arte o sulla scienza.
L’effetto che può avere un libro sulla qualità del nostro lavoro ci sorprende sempre.
In conclusione, la profondità di pensiero è un elemento distintivo importantissimo, in grado di discernere imprenditori e manager illuminati che creano valore da quelli che affidano in buona parte il loro destino a “chi viene prima” o “chi viene dopo” in una filiera o in un organigramma.
Gianluca Guitti